I SISTEMI VIERENDEEL

Un telaio a più campate costituito da travi continue alla testa ed ai piedi ed una serie di montanti verticali viene definito “trave Vierendeel”, dal nome dell’ingegnere belga  Jules Arthur Vierendeel che la brevettò alla fine del 1800. Questo tipo di struttura consente di realizzare ponti che coprono luci di notevoli dimensioni, oppure di ipotizzare porzioni di edifici con ampi spazi sottostanti liberi da appoggi intermedi, nei quali l’ingombro della trave può occupare l’intera facciata.

 

LA TRAVE VIERENDEEL

 

Dal punto di vista geometrico, la trave Vierendeel è assimilabile ad una trave reticolare[1] dalla quale vengono rimosse le aste diagonali; tale assenza comporterebbe la labilità[2] del sistema ai carichi orizzontali nel caso di nodi che non impediscono le rotazioni (cerniere[3]). Per rendere stabile questa trave, dunque, è necessario che i nodi siano rigidi, con conseguente trasmissione di momento flettente sulle aste; è proprio questa la differenza sostanziale tra travi reticolari e Vierendeel: le prime sono composte da elementi sottoposti a sollecitazioni di sola trazione o compressione[4], mentre nelle seconde le aste sono inflesse[5].

LE TRAVI VIERENDEEL NON HANNO LE DIAGONALI MA NODI RIGIDI