Il Percorso creativo di Pier Luigi Nervi attraverso 13 Opere - Schede informative
Sede Unesco, Parigi 1952-1958
Nel 1952, Marcel Breuer, Bernard Zehrfuss e Pier Luigi Nervi, sotto la supervisione di un gruppo internazionale di cinque architetti (Lucio Costa, Walter Gropius, Le Corbusier, Ernesto Rogers e Sven Markelius) vengono incaricati della costruzione della sede Unesco a Parigi su piazza de Fontenoy, di fronte alla scuola militare e alla Tour Eiffel.
Come rappresentanti dei Ciam (Congressi internazionali dell’architettura moderna) il loro intento è da subito quello di non perdere l’occasione di farne un manifesto dei principi cardine dell’architettura moderna come era avvenuto per il palazzo di vetro dell’Onu.
Il complesso è composto da tre edifici collocati su un sito di 7.722 metri quadri. Il Segretariato di 7 piani con pianta a Y è sopraelevato su 72 pilotis alti 5 metri, abilmente scolpiti da Nervi, che gli varranno il soprannome «Michelangelo del cemento armato» attribuitogli dal quotidiano France Soir. Le facciate invece sono trattate in maniera differente secondo il loro orientamento.
Ma è soprattutto nella Sala delle assemblee generali e delle commissioni, che emerge l’apporto di Nervi. Caratterrizzata da un guscio unico di calcestruzzo che forma le pareti e la copertura piegato a fisarmonica e quindi resistente per forma, la copertura si appoggia su una trave trasversale sostenuta da sei pilastri e sulle pareti laterali. I fusti dei pilastri, secondo una geometria cara a Nervi, presentano una superficie rigata a doppia curvatura ottenuta dal passaggio da una sezione circolare alla base a una rettangolare in sommità. Il terzo edificio, un volume cubico di quattro piani sempre su pilotis e che riprende la stessa composizione di facciata del Segretariato, è stato aggiunto in un secondo momento. Il quarto edificio non sarà mai costruito.
Molti riconoscono all’Unesco una forza plastica e tecnica senza precendenti in cui spicca il ruolo di Nervi che qui proclama in un palazzo di rappresentanza internazionale quella maestosità del calcestruzzo che aveva sempre ricercato.
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