Il Percorso creativo di Pier Luigi Nervi attraverso 13 Opere - Schede informative
Stadio comunale, Firenze 1930-32 e 1950-51
Lo stadio Berta, grazie alla straordinaria fortuna critica e alla presentazione che ne fanno Pietro Maria Bardi su «Quadrante» e Giovanni Michelucci su «Architettura», è l’opera che permette a Nervi l’ingresso nel mondo dell’architettura, suggellato dalla partecipazione alla mostra di Architettura razionale a Firenze curata dallo stesso Michelucci con Adalberto Libera nel 1932. Nervi dimostra infatti un’attenta conoscenza delle riflessioni teoriche e progettuali dei movimenti del razionalismo italiano (Miar e Gruppo 7), che individueranno in lui e nella sua impresa, la possibilità di gestire le nuove tecniche costruttive e gli stessi termini di un linguaggio architettonico, nel passaggio delicato dalle dichiarazioni programmatiche alla sperimentazione concreta.
Promosso dal Gruppo Rionale Fascista, il progetto, inizialmente redatto dall’Ufficio tecnico comunale, alla fine del 1930 viene affidato alla Nervi & Nebbiosi, che pochi mesi prima aveva presentato un’ardita proposta per la realizzazione della tribuna d'onore: una pensilina in cemento armato con uno sbalzo di 22,5 metri, appoggiata su 15 mensole portanti a sezione curva e irrigidita da due travi trasversali; una sorta di paradosso statico in cui l’equilibrio è raggiunto in virtù dell’azione della trave e del contrappeso delle gradonate.
Un progetto alternativo a quello sin qui noto, da datare al 1930-31 e recentemente ritrovato, da conto di un ingegnere alla ricerca di un linguaggio architettonico adeguato che ricorre a tecniche di rappresentazione proprie delle avanguardie figurative e con soluzioni formali accostabili a certe elaborazioni contemporanee di Adalberto Libera e Mario Ridolfi. Il progetto definitivo è infatti redatto da Nervi per parti, tra il 1931 e il 1932, l’anno in cui scioglie la società con Nebbiosi per fondare la Nervi & Bartoli, e la tribuna coperta, le gradinate, le scale elicoidali e la torre di Maratona vengono messe a punto da Nervi man mano che il cantiere avanza. Nelle nuove tribune e nella torre di Maratona fa nuovamente ricorso a paradossi statici: nelle scale, una soletta rastremata, su cui poggiano i gradini, si protende a sbalzo da un travone elicoidale, mentre a riequilibrare gli sforzi interviene un’altra trave intrecciata, simmetrica e inversa, a formare una struttura intelaiata spaziale; mentre la torre, il fuso vetrato alto 55 metri che incorpora un ascensore a vista, è appoggiata su una soletta a sbalzo. Nel 1950-1951 a Nervi viene affidato il progetto di ampliamento: due tribune sopraelevate lunghe 114 metri dotate di quattro nuove scale elicoidali.
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